Il Disturbo da Accumulo (in inglese Hoarding Disorder) è una condizione psicopatologica caratterizzata da una persistente difficoltà a disfarsi di beni, anche se privi di valore, con conseguente congestione degli spazi abitativi. È stato riconosciuto come entità diagnostica autonoma solo recentemente, separandosi dal disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), di cui un tempo era considerato una variante.

Classificazione nel DSM-5

Nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione), pubblicato dall’American Psychiatric Association nel 2013, il Disturbo da Accumulo è stato inserito come diagnosi indipendente nella categoria dei “Disturbi Ossessivo-Compulsivi e correlati”.

Criteri diagnostici DSM-5:

A. Persistente difficoltà a liberarsi o separarsi dai propri beni, a prescindere dal loro reale valore.

B. Questa difficoltà è dovuta a un bisogno percepito di conservare gli oggetti e/o all’angoscia associata al disfarsene.

C. L’accumulo risulta nella congestione degli spazi abitativi, che non possono più essere usati per lo scopo previsto (es. cucina, letto, bagno).

D. L’accumulo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti.

E. L’accumulo non è attribuibile ad altre condizioni mediche (es. demenza, trauma cranico).

F. Il disturbo non è meglio spiegato da un altro disturbo mentale (es. depressione maggiore, DOC, schizofrenia).

Il DSM-5 consente anche di specificare se:

  • È presente acquisizione eccessiva (comportamento compulsivo nell’acquisire oggetti).

  • Il livello di insight è buono, scarso o assente.

Classificazione nell’ICD-11

Nell’ICD-11 (International Classification of Diseases, 11ª edizione), pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Disturbo da Accumulo è classificato sotto il codice 6B24, all’interno del gruppo dei “Disturbi ossessivo-compulsivi e correlati”.

Caratteristiche essenziali secondo ICD-11:

  • Difficoltà persistente nel liberarsi di beni, indipendentemente dal valore reale.

  • Comportamento motivato dalla necessità percepita di conservare gli oggetti e dall’ansia per la loro eliminazione.

  • L’accumulo conduce a un sovraccarico degli spazi abitativi, con compromissione funzionale e sociale.

  • Il disturbo non è spiegabile meglio da un’altra condizione mentale, neurologica o medica.

L’ICD-11, rispetto al DSM-5, è più sintetico ma riconosce anch’esso il disturbo come entità autonoma.

Differenze tra ICD-11 e DSM-5

AspettoDSM-5ICD-11
Inserimento20132019
Categoria diagnosticaDisturbi ossessivo-compulsivi e correlatiDisturbi ossessivo-compulsivi e correlati
Criteri dettagliatiSì, in sei puntiSì, ma più sintetici
Insight e sottotipiSpecificatori presentiSpecificatori meno dettagliati

Diagnosi differenziale

Il Disturbo da Accumulo va distinto da:

  • DOC con accumulo secondario a ossessioni (es. contaminazione).

  • Disturbi neurocognitivi (es. demenza).

  • Psicosi con deliri di deprivazione o controllo.

  • Depressione maggiore con ridotta capacità decisionale.

Trattamento

Il trattamento del disturbo da accumulo può includere:

  1. Psicoterapia: la più efficace è la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) specifica per l’accumulo, che lavora su:

    • Evitamento,

    • Tolleranza dell’incertezza,

    • Abilità decisionali,

    • Ristrutturazione cognitiva.

  2. Farmacoterapia:

    • Gli SSRI (es. fluoxetina, sertralina) possono avere un’efficacia modesta, più marcata se l’accumulo è associato a DOC.

  3. Interventi sociali:

    • Supporto nella gestione dello spazio abitativo.

    • Collaborazione con i servizi sociali o familiari nei casi più gravi.

Impatto sociale e clinico

Il disturbo da accumulo può causare gravi problemi igienico-sanitari, isolamento sociale, conflitti familiari e, in alcuni casi, rischi legati alla sicurezza (es. incendi, cadute). È spesso associato a scarsa consapevolezza del problema, rendendo difficile l’adesione al trattamento.

Il Disturbo da Accumulo è una condizione psicopatologica complessa, riconosciuta sia nel DSM-5 che nell’ICD-11 come entità distinta. Sebbene spesso misconosciuto, ha un impatto profondo sulla qualità di vita dei pazienti. La diagnosi precoce e un trattamento multimodale sono essenziali per migliorarne la prognosi.

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