L’articolo 69 della Costituzione italiana recita:

“I membri del Parlamento ricevono una indennità stabilita dalla legge.”

Si tratta di una norma molto breve, ma con un significato costituzionale importante: garantire ai parlamentari la possibilità di svolgere il loro mandato in piena autonomia, senza dipendere da risorse economiche personali o da interessi esterni.

1. Indennità parlamentare

L’indennità non è uno “stipendio” nel senso comune, ma una forma di compenso destinata a:

  • assicurare che anche i cittadini privi di mezzi economici possano candidarsi ed esercitare il mandato parlamentare,

  • ridurre il rischio di pressioni, ricatti o condizionamenti economici da parte di gruppi di potere,

  • consentire al parlamentare di dedicarsi a tempo pieno alla funzione legislativa e di controllo.

In sostanza, è uno strumento di eguaglianza democratica e di indipendenza politica.

2. Come viene stabilita

La Costituzione affida alla legge ordinaria il compito di determinare l’ammontare dell’indennità.
Attualmente, il riferimento è la legge n. 1261 del 1965, che disciplina indennità, diarie e rimborsi per i membri del Parlamento.

3. Evoluzione e dibattito pubblico

Il tema dell’indennità parlamentare è spesso oggetto di polemiche, soprattutto nei periodi di crisi economica, perché percepito dall’opinione pubblica come un privilegio.
Negli ultimi decenni sono stati proposti vari interventi per ridurre i costi della politica, con tagli alle indennità e rimborsi, e con il progressivo avvicinamento delle retribuzioni dei parlamentari italiani alla media europea.

Tuttavia, va ricordato che la previsione costituzionale non nasce come privilegio, ma come garanzia democratica: senza un sostegno economico, solo i cittadini ricchi potrebbero permettersi di svolgere l’attività parlamentare.

L’articolo 69 della Costituzione, pur essendo una disposizione essenziale e concisa, tocca un punto cruciale della vita democratica: l’indipendenza dei rappresentanti del popolo.
L’indennità parlamentare non è quindi un vantaggio personale, ma uno strumento volto a rendere effettivo il principio di uguaglianza nell’accesso alle cariche pubbliche e a garantire che il Parlamento rimanga libero da pressioni economiche esterne.

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